Parliamo di persone: la regolarizzazione degli immigrati

Missionari Scalabriniani – Regione Europa e Africa

Scenari incerti e urgenze da tutte le parti. Non si schioda. L’Italia ‘avanza’ così.

Quando si poteva, e si doveva, programmare non è stato fatto abbastanza perché altre incertezze e altre urgenze, spesso solo presunte, dominavano la scena. Ora che sul quadro tutto sembra essere tornato in primo piano, è iniziata una gara a chi ottiene di più e per primo. Lo abbiamo visto per le riaperture dei settori commerciali. Il criterio della sicurezza sanitaria ha dettato la tabella di marcia: settori sì e settori no. Disapprovazioni dal mondo del calcio, degli estetisti, dei parrucchieri. Sicurezza necessaria da una parte e paventato collasso economico dall’altra.

E le persone? Le abbiamo dimenticate? Ovviamente no. Si dirà che si pensa ad esse in modo concreto attraverso la ripartenza dell’attività economica e l’ampia sussidiarietà prevista. Non è il nostro criterio. Per i soliti motivi: le persone a servizio dell’economia, e non viceversa, e chi non è direttamente coinvolto in un processo economico (anziani, ragazzi, famiglie, cosiddetti clandestini) semplicemente o non esiste o si arrangia come può. Non siamo d’accordo. Questo è quello che sta accadendo anche con la questione della regolarizzazione dei permessi di soggiorno di ‘lavoratori stranieri’ presenti sul nostro territorio. Appunto: lavoratori e ‘non ancora’ uomini e donne. Il problema si è posto nelle ultime settimane, in un primo momento dinanzi a un popolo di invisibili, dalle condizioni sanitarie difficilmente controllabili in piena emergenza coronavirus, e si è rinforzato, in queste ore, per l’urgenza di assicurare la raccolta nei campi, ormai alle porte; addirittura è stato definito: ‘tema improcrastinabile’ (Ministro Provenzano, 5 maggio 2020)

Averlo saputo prima, ci saremmo attrezzati! Non potendo fare altro, toccherà ancora una volta arrangiarci. Come? Con il dibattito politico che inizia a fare la conta su chi regolarizzare e chi no: l’intesa la stanno cercando i ministri dell’Agricoltura, degli Interni, del Lavoro e del Mezzogiorno. Gli equilibri sono delicati e, nemmeno molto velatamente c’è chi punta a rinviare la proposta, fino ad affossare il tema. Una certa opposizione, complice una certa divulgazione, non fa mancare il suo dissenso totale condito da insinuanti dichiarazioni: ‘il virus preso a pretesto per regolarizzare un esercito di clandestini!’ (Libero 6 maggio 2020). Nessuno vuole dare lezioni. Se può servire segnaliamo che la solidarietà ‘riemersa’ in questi mesi ha messo in evidenza come essa non sia ‘un superfluo’, ossia un destinare agli altri quello che avanza ma ‘un necessario’ a cui tutti hanno diritto. Non solo. L’economia e il mercato del lavoro non possono essere drogati da irregolarità, che diventano, a loro volta, volano di illegalità che generano vulnerabilità diffuse e solo apparentemente ghettizzate. Ne paghiamo tutti le conseguenze.

Ancora. Se la salute è un bene prezioso per sé stessi e per gli altri, e va addirittura ‘tracciata’, non si capisce perché per una parte di uomini e donne presenti sul nostro territorio debba essere monitorata solo a ‘vantaggio nostro’ e non anche a ‘vantaggio loro’. Infine, dinanzi alla proposta di regolarizzazione di soggiorno della popolazione immigrata, perché vada in porto e arrechi veri benefici, pensiamo sia da coniugarsi con la giustizia prima che con i vantaggi parziali della salute (nostra) e dell’economia (nostra). Francamente è un’opportunità per tutti: e più che un ‘pretesto’, la regolarizzazione, a noi sembra presunzione, quella di volerne fare a meno.

P. Mauro Lazzarato
Superiore regionale