Messaggio per la Giornata mondiale del migrante 2019. Parlano i missionari scalabriniani padre Chiarello e padre Baggio

Lunedì 27 maggio 2019 è stato presentato il Messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2019, dal titolo “Non si tratta solo di migranti”. Nella conferenza stampa sono intervenuti anche il superiore generale scalabriniano e il sottosegretario della Migrants & Refugees Section

Lunedì 27 maggio 2019 è stato presentato il Messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2019, che avrà per tema Non si tratta solo di migranti si celebrerà il 29 settembre. Nella conferenza stampa, tenutasi nell’aula Giovanni Paolo II della Sala stampa della Santa Sede, sono intervenuti anche padre Leonir Chiarello, superiore generale della congregazione scalabriniana, e padre Fabio Baggio, sottosegretario della Migrants & Refugees Section.

Accanto a loro padre Michael Czerny, anche lui sottoegretario della Sezione migranti e rifugiati, e monsignor Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e Presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea(Comece).

Papa Francesco: “I migranti ci aiutano a leggere i segni dei tempi

«Non si tratta solo di migranti – si legge nel Messaggio del Santo Padre, articolato in sette parti che indicano la posta in gioco del rapporto con l’altro e con il diverso – si tratta anche delle nostre paure, (…) si tratta della carità, (…) della nostra umanità, (…) di non escludere nessuno, (…) di mettere gli ultimi al primo posto, (…) di tutta la persona, di tutte le persone, (…) di costruire la città di Dio e dell’uomo. (…)

Per questo, la presenza dei migranti e dei rifugiati – come, in generale, delle persone vulnerabili – rappresenta oggi un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza cristiana e della nostra umanità, che rischiano di assopirsi in un tenore di vita ricco di comodità. (…)

Dunque, non è in gioco solo la causa dei migranti, non è solo di loro che si tratta, ma di tutti noi, del presente e del futuro della famiglia umana. I migranti, e specialmente quelli più vulnerabili, ci aiutano a leggere i “segni dei tempi”».

Padre Chiarello: “Voler fermare le migrazioni è voler fermare la storia

Padre Leonir Chiarello, superiore generale della congregazione scalabriniana: «I grandi numeri delle migrazioni internazionali sono noti: secondo le stime delle Nazioni Unite, i migranti nel mondo sono oggi circa 260 milioni, e ogni dieci anni questo numero aumenta di circa 50 milioni.

Le migrazioni non sono un fenomeno occasionale o passeggero ma strutturale delle società attuali. Sono il risultato degli squilibri dello sviluppo economico e sociale, delle guerre ma anche l’espressione di profonde trasformazioni degli stati e a livello internazionale.

Pensare di fermare le migrazioni con decreti amministrativi o con la costruzione di barriere o muri è illusorio. È come voler fermare la storia. (…) è privarsi dell’arricchimento reciproco, che avviene nell’incontro di persone con provenienze diverse. (…)

Il sapere accogliere, fare spazio, ascoltare i migranti richiede un incontro con loro. Per noi cristiani, incontrare loro è incontrare Dio che si rivela nel loro volto. (…) Non si tratta solo di migranti, si tratta di come essere Chiesa».

Lintervista a Ecclesia: “I migranti ci liberano dalle nostre paure

Padre Chiarello è poi intervenuto durante la trasmissione Ecclesia, di Radio In Blu, nella puntata del 27 maggio 2019. «I migranti, specialmente i più vulnerabili, ci aiutano a leggere i segni dei tempi, a liberarci della paure, ci spronano a vivere in pienezza il nostro cristianesimo. (…)

Penso che la visione del fenomeno oggi è una visione che possiamo definire miope: non vediamo lontano. Il nostro atteggiamento nei confronti dei migranti è un campanello d’allarme del declino morale. Sono persone alle quali dobbiamo andare incontro, non persone da scartare. A livelli politico internazionale c’è una tendenza a vedere gli immigrati come coloro che vengono a mettere in pericolo la sicurezza nazionale, ma la Chiesa ci dà occhi per andare oltre la prospettiva umana.

Le migrazioni sono un fenomeno della famiglia umana, strutturale dell’umanità: vedendolo così, possiamo gestirlo correttamente. I paesi che l’hanno fatto meglio, sono quelli che hanno conosciuto lo sviluppo. (…) In passato c’è stato una solidarietà che ha permesso agli europei di essere accolti; oggi l’Europa è chiamata a fare altrettanto».

Padre Baggio: “Non lasciamoci privare dell’incontro con l’altro

Padre Fabio Baggio, sottosegretario della Migrants & Refugees Section, ha presentato i primi quattro sottotitoli in cui è declinato il Messaggio: «I timori che proviamo di fronte alle sfide migratorie di oggi sono reali, ma non possiamo lasciare che essi ci privino del desiderio e della capacità di incontrare l’altro e, in questi, Gesù Cristo. (…)

I fratelli e le sorelle migranti ci offrono oggi l’occasione di vivere la carità più alta, quella che si esercita verso chi non è in grado di ricambiare e forse nemmeno di ringraziare. (…) I piccoli, i poveri, i più vulnerabili sono coloro che pagano il prezzo delle guerre, delle ingiustizie, dello sviluppo esclusivista; noi siamo chiamati invece a includere tutti nel nostro cammino di crescita globale, affinché a tutti sia dato accesso allo sviluppo umano integrale».

L’intervista a Vatican News: “L’unica priorità è determinata dal bisogno

Padre Baggio è stato poi intervistato da Vatican News: «L’apertura del cuore è un’apertura che non deve escludere nessuno: in questo senso non esiste un passaporto, non esiste una nazionalità, esiste solamente un bisogno che le comunità – il Messaggio è rivolto in particolare alle comunità cristiane cattoliche – che le comunità sanno riconoscere, bisogni che sono presenti in tutti gli angoli delle nostre parrocchie, delle nostre strade e ai quali sanno rispondere senza fare discriminazione.

L’unica priorità è determinata dal bisogno. Il bisogno che va riconosciuto. È Gesù Cristo che è presente in questa persona, che va riconosciuto è amato».