Emergenza covid-19 nelle Filippine. Padre Prigol: “Mai vista una tale solidarietà”

Da Manila il missionario racconta le difficoltà dei centri scalabriniani di accoglienza migranti a causa dell’epidemia

Da Manila, nelle Filippine, il missionario scalabriniano padre Paulo Prigol racconta le difficoltà incontrate nei centri scalabriniani sul territorio a causa della pandemia di covid-19. Le realtà scalabriniane in questione sono il centro Stella Maris dell’Apostleship of the Sea – AOS (ente per il quale padre Prigol e coordinatore nel sud-est asiatico), lo Scalabrini Center for People on the Move – SCPM (di cui padre Prigol è direttore) e il dormitorio Pius.

“Continuare a servire i marittimi”

A caratterizzare le prime due settimane del mese di marzo è stato il dubbio sul da farsi, se chiudere o meno i centri o limitarsi a bloccarne parzialmente le attività. Una decisione grave, dal momento che la chiusura completa avrebbe significato l’abbandono di molti bisognosi nelle strade cittadine in un momento difficile, mentre la continuità dei lavori (seppur in forma ridotta) avrebbe potuto preoccupare i residenti nel caso si fosse registrato un caso positivo.

L’11 marzo 2020 erano ospitate 107 persone presso lo SCPM, 94 nel dormitorio Stella Maris Ermita e 58 presso il dormitorio Pius, ai quali andavano aggiunti 8 membri del personale per un totale di 267 persone. «A tarda sera ho inviato nello stesso giorno un messaggio al monsignor Broderick Pabillo, vescovo ausiliare di Manila spiegandogli la situazione, le possibili conseguenze e chiedendo la sua guida – scrive in una lettera padre Prigol – La sua risposta è stata: “Puoi continuare a servire i marittimi, ma assicuratevi che rispettino le norme di pulizia e restino attenti…”».

Il lock down sull’isola di Luzon

Si è quindi deciso di proseguire con la massima cautela decretando il lock down dei tre centri, i cui dormitori hanno una capacità totale di 318 persone. Nel frattempo il governo ha decretato la quarantena rafforzata per l’intera isola di Luzon fino al 12 aprile 2020.

«Sono estremamente grato allo staff di Stella Maris per aver accettato la sfida di restare– scrive ancora padre Prigol – Non posso visitare né il dormitorio Pius né quello il dormitorio Ermita poiché le strade sono chiuse, ma restiamo in contatto quotidianamente tramite telefonate. Siamo inoltre estremamente grati alla mensa dello SCPM perché hanno accettato di vivere per ridurre al minimo i rischi».

Lo spirito bayanihan

Benché i migranti e i marittimi filippini non siano estranei alla convivenza in spazi limitati con restrizioni di movimento, la situazione attuale pone una serie di sfide. Tra le immediate, quella di mantenersi sani per combattere il virus (in questo periodo dell’anno la temperatura a Manila, circa 34 gradi, potrebbe aiutare a ridurne al minimo la diffusione).

A breve termine tutti i centri si ritroveranno a operare in rosso, a meno di non trovare un sostegno finanziario. «Attualmente stiamo sfruttando i risparmi – conclude il missionario scalabriniano – Ma questa crisi sta anche mettendo in luce uno dei migliori tratti filippini: lo spirito “bayanihan” (di solidarietà). Non ho mai visto o sperimentato questo tipo di solidarietà tra i marittimi e i migranti prima dora».

Source: http://www.scalabriniani.org/c365-attualita/emergenza-covid-19-nelle-filippine-padre-prigol-mai-vista-una-tale-solidarieta/