Dare patria a chi patria non ha

Il 28 novembre 1887 il beato vescovo di Piacenza fondava la congregazione dei missionari di San Carlo per i migranti. Ecco il Messaggio della Direzione generale per l’anniversario, che ricorre durante l’Anno Scalabriniano appena aperto

Il 28 novembre 1887 il vescovo Giovanni Battista Scalabrini fondava la congregazione dei missionari di San Carlo. Il beato riteneva che lo scopo dell’istituto fosse «di mantenere l’unità tra religione e patria – si legge nel messaggio che la Direzione generale scalabriniana ha scritto per l’occasione – Di conseguenza, ritiene importante che tra i migranti si conservi la cultura di origine, perché questo è funzionale al mantenimento della fede».

La patria terrena e la patria celeste

Il testo preparato dai padri generali riprende nel titolo il tema dell’Anno Scalabriniano, che si è aperto nel primo fine settimana di novembre (Fare patria dell’uomo il mondo) per elaborare una riflessione sul concetto di patria, partendo dal modo in cui lo stesso Scalabrini la concepiva.

«Scalabrini visse nel Risorgimento, il periodo storico in cui si formò lo stato italiano. Non fu quindi immune alla retorica dell’amor patrio – si legge ancora nel messaggio – Ma in Scalabrini (…) la prospettiva religiosa relativizza il sentimento nazionale e lo indirizza alla patria definitiva. “La patria terrena e la patria celeste. Oh, si, amiamo la prima. Essa è un dono di Dio … ma per amarla davvero associamo al suo amore l’amore della Religione che ci guida alla patria eterna”».

La patria più grande

Fu proprio la passione per gli ultimi a indurlo a ritenere che occuparsi dei migranti fosse un dovere religioso e patriottico, «quindi un dovere di tutti». L’Anno Scalabriniano che i missionari hanno dedicato a far conoscere la figura del Fondatore (e che si protrarrà fino al 9 novembre 2022), «è un invito a dare patria a chi patria non ha, sviluppare in particolare la missione che allarga i confini oltre l’abituale e il risaputo tentando strade inesplorate, essere a fianco a chi è lontano da casa perché possa sentirsi a casa».

E per la Famiglia scalabriniana in particolare, «è un invito a rafforzare la volontà di camminare assieme non enfatizzando le patrie da cui proveniamo, ma la patria più grande, l’appartenenza che si è creata quando abbiamo ascoltato l’invito di Colui che ci ha chiamato, sentendoci concittadini ma anche stranieri, perché la vera patria rimane sempre altrove».

Fonte: https://www.scalabriniani.org/c365-attualita/28-novembre-anniversario-congregazione-scalabriniana/